LA GRANDE SELVA CESENATE

San-Donnino-066-580x434

Cesena e i suoi dintorni furono abitati fin dall’età neolitica, le ipotesi sulle origini del suo nome sono varie, la più probabile è che derivi dal latino caesa, tagliata, che fa riferimento alla presenza sul territorio di una grande selva abbattuta. Il primo nucleo abitativo di Cesena sorge con ogni probabilità per opera degli Umbri intorno al VI-V secolo a. C. Sopraggiungono poi i Galli di cui  rimangono tracce nella lingua e nell’economia (allevamento e ortofrutta) altro non rimane, in quanto i Celti  costruivano capanne, non ponti e murature e non usavano la scrittura. Cesena entra   nella storia con la dominazione romana, avvenuta insieme alla conquista della Valle del Savio tra il III e il II secolo a.C. Ma vediamo un po’ la storia della selva “caesa” e dell’arrivo dei Romani. Secondo alcuni  storici la Selva Litana era compresa tra il Rubicone e il Po e i lavori di disboscamento, necessari per l‘apertura della via Emilia (in epoca romana) l’avrebbero distrutta. Livio, lo storico romano, racconta di una enorme foresta, chiamata Litana dai Galli, attraverso la quale Postumio Albino, console romano, voleva farvi passare l‘esercito. Negli alberi di quella foresta i Galli praticarono tagli in modo da lasciarli dritti, ma che cadessero al minimo urto. Postumio aveva circa venticinquemila uomini, nel momento in cui l’esercito entrò nella foresta, i Galli diedero una spinta agli alberi tagliati. Questi crollarono l‘uno sull‘altro, seppellendo le legioni. I Galli che erano appostati tutti intorno alla selva, massacrarono chi riuscì ad uscire dal bosco. Postumio cadde lottando e i Galli usarono la sua testa per farne una coppa per libare agli dei. Era usanza per i Celti decapitare il nemico valoroso, ripulirne la testa, svuotarla, ornarla di oro e usarla come contenitore sacro, forse per le pozioni  taumaturgiche dei Druidi. La Selva Litana sarebbe stata attraversata anche da Giulio Cesare. Ai tempi di Cesare però gran parte di questa selva era stata già abbattuta; malgrado ciò nella parte rimasta Cesare sembra si sia smarrito. Gambettola, distante da Cesena circa dieci  chilometri, un tempo si chiamava “Bosco” ciò  deriva probabilmente dalla Selva Litana, ovvero del  “bosco sacro” dei Galli. Naturalmente non si sa con sicurezza dove fosse la Selva Litana, uno studioso reggiano ipotizza che la battaglia nella Selva Litana sia stata combattuta vicino a Reggio Emilia stabilendo un interessante collegamento tra San Donnino ed il culto delle teste tagliate dei Galli.Donnino era un martire cristiano morto durante le persecuzioni  nel 304 d.C. circa. Era un militare al servizio dell‘imperatore, quando scoprirono che era cristiano fuggì, ma fu raggiunto e gli fu tagliata la testa con una spada. La leggenda narra che San Donnino raccolse la propria testa e la depositò nel luogo dove ebbe la sepoltura. Viene raffigurato con la palma del martirio, in abito militare, con il capo tronco fra le mani, a volte con un cane; questa devozione deve essere antica, poiché è attestata da un racconto della passio, secondo il quale il Santo guarì un idrofobo, dandogli da bere acqua e vino, dopo averla benedetta e aver invocato il Signore. Decifrando la storia di Donnino, possiamo scrivere di una decapitazione con seguente raccolta della testa che diviene reliquia taumaturgica. I Druidi erano ritenuti dei “santoni” con conoscenze sulla natura sterminate, non è impossibile che conoscessero davvero un antirabbico, non è ancora accertato scientificamente ma  pare che la rosa canina si chiami  così  perché l’infuso delle sue radici curerebbe la rabbia. Il culto di Donnino è legato al territorio di Fidenza (Parma),di cui è patrono… ma c’è un Donnino anche in Romagna. L‘antica Fiera di San Donnino, risale al 1849, caduta in disuso circa mezzo secolo, si svolgeva a Rocca San Casciano. La fiera era dedicata in particolare al mercato di bestiame e di prodotti agricoli. Da qualche anno il paese fa di nuovo festa intorno all’antica abbazia di San Donnino in Soglio, cercando di valorizzare i prodotti  di tutto l’Appennino forlivese, come avveniva  un tempo, quando affluivano merci, bestiame e persone da tutta la Romagna Toscana.  

immagine: San Donnino

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 24/02/2014