Il legame fra Cesena e San Giovanni affonda le radici nei secoli. Fin dal Medioevo è testimoniata la devozione a questo santo, che è patrono della città insieme alla Madonna del Popolo. Secondo alcune tradizioni, per altro non suffragare da fonti storiche, a Cesena il culto di San Giovanni Battista sarebbe arrivato, tramite un gruppo di fiesolani nel Medioevo. In onore a San Giovanni, si ripete da secoli, attirando tanti visitatori, la grande fiera di Cesena che coincide con l’inizio dell’estate. Sono soprattutto due prodotti della terra a contraddistinguere l’appuntamento di fine giugno: la lavanda e l’aglio. Venduti l’una in grandi mazzi odorosi, l’altro in lunghe ghirlande. La loro presenza è legata a suggestive tradizioni agresti e credenze popolari, che in qualche modo sopravvivono ancora. Per le casalinghe del passato San Giovanni era l’occasione per far provvista delle profumate spighe, capaci di debellare le insidiose tarme nemiche dei panni riposti negli armadi. E l’aglio, oltre che prezioso ingrediente in cucina, rappresentava il rimedio per alcune malattie diffuse nelle campagne, oltre che essere amuleto contro vampiri e malocchio. Un antico profumo di incantesimo e stregoneria permea la notte di San Giovanni, è la notte più breve dell’anno. Secondo una soave credenza, in questa notte, fra il 23 e il 24 giugno, le fanciulle in età da marito avevano la possibilità di vedere, nei sogni, l’uomo che avrebbero sposato: bastava che si bagnassero gli occhi con la rugiada.Ma la tradizione più bella di questa fiera è il fischietto di San Giovanni, di colore rosso, a forma di ochetta, il colore è determinato dal fatto che rappresentava un dolce omaggio per la “filarina”. Il fischietto in terracotta raffigurava normalmente forme di uccelli. Il primo stampo del fischietto di Cesena era quello di un gallo, tipico simbolo romagnolo. Però il gallo era ed è anche l’emblema di Forlì. Urgeva trovarne un altro per Cesena. Ed ecco la piccola oca, in omaggio alla Val d’Oca, rione del centro cittadino così chiamato perché anticamente era una zona paludosa popolata da oche. Bei tempi andati, quando in queste feste di paese il ragazzo regalava alla sua bella il fischietto di zucchero rosso… con tutti i sottintesi nascosti.
immagine: bancarella coi fischietti di Cesena
articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”
Il bello dei sottintesi di allora e che sprigionavano la fantasia maliziosa di più che oggi. Oggi che tutti sanno di tutto, fino oltre ogni fantasia. Per l’aglio mi hai riportato a molti anni fa, quando punto da un’ape dietro la nuca, mi hanno strofinato l’aglio, lenendo immediatamente il dolore ed il suo fastidio persistente, fino ad azzerarlo.
Mi piacciono i tuoi articoli giornalistici fatti di racconti di vita vera, sopratutto quella che vive ancora nelle contrade di piccoli agglomerati urbani.
Ciao, ciao!
Grazie Cosimo, spero che piacciano agli altri lettori come piacciono a te 🙂
Grazie Cosimo, magari fossero tutti dei lettori come te 🙂
l’ho trovato ora.ho fatto una carrellata su titoli precedenti, tutti da leggere, e ti diro’ complimenti!
ilk primo art. sulla festa del patrono di Cesena usci’ nel 1998 e da quanto leggo nel tuo pezzo tu ne hai scritto quando papi ne scrisse parlando della Val d’oca.
Io sicuramente conservo ancora il tuo art scritto allora su La voce.ciao ed a risentirci.
ho picere di darti, senza fretta , la serie di 8 pezzi su nove anni pubblicati sul Corriere
lelio
Grazie dei complimenti Lelio, sono sempre ben accetti. E’ un po’ sciocco dirlo ma io scrivo col cuore, amo la storia, il folk, la religione, gli usu, i costumi, da tutto si impara qualcosa di nuovo… sapessi quanto ho scoperto con le storie della vita dei Santi 🙂
Leggerò con piacere i tuoi articoli.
ciaoo