Il mistero del basilisco

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Ulisse Aldrovandi (Bologna, 1522-1605) è considerato il fondatore della Storia naturale moderna. La sua Storia Naturale, un’opera a stampa in 13 volumi, si proponeva come la più completa descrizione dei tre regni della natura (minerale, vegetale, animale) concepita sino a quel momento.  Nel 1617 la sua collezione che contava 18.000 pezzi  fu collocata nel Palazzo Pubblico di Bologna dove rimase fino al 1742, quando venne trasferita  nei locali dell’Istituto delle Scienze di Palazzo Poggi, dove si trova ancora oggi anche se la raccolta fu in gran parte smembrata.  Della  collezione erano parte integrante i 17 volumi contenenti migliaia di splendidi acquerelli raffiguranti animali, piante, minerali e mostri. Fra questi mostri vi era elencato anche il basilisco di cui Aldrovandi  non dubitava dell’esistenza. Il basilisco era raffigurato dallo scienziato come un gallo mostruoso, barbuto, cornuto, con  coda di serpente alla cui estremità c’era un fiocco. Basilisco, significa piccolo re, deriva dal  diminutivo di basileus, quest’ultimo era un titolo che indicava un sovrano di rango imperiale, un “re dei re”, nella Grecia antica indicava anche una sorta di alto- sacerdote. Il basilico, erba aromatica, etimologicamente significa “pianta del re”, qui le leggende si confondono non si sa se era un antidoto per il veleno del basilisco o se era la pianta cara al mostro. Plinio il Vecchio (23/79), noto scrittore romano descrive il basilisco come  un essere mostruoso, dal potere di uccidere col solo sguardo o addirittura col semplice alito. Presso i cristiani divenne simbolo del peccato. Altre fonti sostengono che ha il corpo di un gallo, coda di serpente o di lucertola, ali di drago, becco   d’aquila oppure che  avrebbe portamento eretto e sembianze umane. Il basilisco nascerebbe dall’uovo deposto da un gallo, avrebbe  come padre un gallo e come madre un rospo, e il suo sangue avrebbe virtù terapeutiche. A Basilea nel 1600 circa, pare che un gallo venisse  decapitato e messo al rogo perché aveva deposto un uovo! Anche l’uovo venne messo al rogo così, Basilea cremò un gallo ovaiolo, ma aveva nello stemma della città proprio il basilisco. La Romagna è zeppa di draghi, le leggende sono diverse, c’è chi vuole ricondurle al ricordo di animali reali che un tempo erano sulla terra, chi vi vede le bonifiche di territori impaludati e  altri vi trovano riferimenti  all’estirpazione di antichi culti pagani ed eresie. L’uccisore del drago è identificato o con un cavaliere valoroso o un monaco. A Forlì San Mercuriale insieme ad altri Santi  ammansì un drago e a Mordano, siamo in provincia di Bologna a poca distanza da Imola, il comune ha un basilisco nello stemma. Si narra che nel 1062 venne scoperto, nei pressi, un terribile serpente di smisurata grandezza che uccideva il bestiame, avvelenava l’acqua e tutti i contadini ne avevano timore. A questo punto gli imolesi decisero di affidare il compito di uccidere il temibile serpente a Cassiano Oroboni che aveva già comandato le truppe imolesi contro i fiorentini. Recatosi con i suoi soldati a Bubano, dove il serpente era solito farsi vedere, attesero finché il basilisco uscì dalla tana. I soldati  all’apparizione del mostro lo attaccarono con le loro balestre ma le squame del serpente come fossero d’acciaio rigettarono i colpi ed i soldati si ritirarono. Questo accrebbe molto la fama del serpente e si arrivò ad invocare l’aiuto divino per liberare la città dal flagello. E’ a questo punto che le testimonianze dei vari autori si diversificano. Alcuni narrano che sarà un contadino umile e timorato di Dio che con la benedizione della Madonna ucciderà il drago offrendogli del pane benedetto,  altri raccontano che fu San Basilio che con il Velo della Vergine trafisse il serpente.  Ben altra cosa sono i basilischi reali, appartenenti alla famiglia degli Iguanidi: recano sul capo una sorta di stretto elmo e sul dorso un’alta cresta, sembrano dei mini/drago. Per la loro abilità di correre sull’acqua sono chiamati anche… le  lucertola di Gesù Cristo. Dimenticavo, se trovate la cenere del basilisco mitologico sappiate che può tramutare l’argento in oro, almeno così racconta Ermete Trismegisto.

immagine: il basilisco

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 01/12/2014