Il Francia di Romagna

258La “Presentazione di Gesù al tempio e Purificazione della Vergine” è un olio su tavola che si trova nell’Abbazia di Santa Maria del Monte a Cesena, è il capolavoro del bolognese Francesco Raibolini detto il Francia (1450/1517). Dopo aver lavorato come orafo, iniziò a studiare pittura presso la bottega di Francesco Squarcione. Influenzato inizialmente dall’opera di Lorenzo Costa e Ercole de’Roberti, il Francia ebbe poi modo di conoscere lo stile di Perugino e Raffaello, addolcendo le sue linee. Vasari riferisce che Francesco smise di dipingere dopo aver visto “L’estasi di Santa Cecilia” di Raffaello, dipinto che lo stesso Raffaello, amico del pittore, gli aveva inviato a Bologna. Sembra addirittura che la depressione causatagli dal riconoscimento che egli non sarebbe mai stato in grado di realizzare un tale capolavoro lo portò presto alla morte. La bellissima tavola di Cesena, presenta il sacerdote Simeone, riccamente vestito da un manto rosso/oro decorato con figure di Santi, mentre sta porgendo le mani al Bimbo ignudo che si volge alla Madre, vestita di rosso con un manto verde/blu, a fianco San Giuseppe con due colombe in mano, è l’offerta per il tempio, è un obolo povero, i ricchi donavano un agnello. Accanto a Giuseppe è Sant’Anna, una profetessa molto vecchia che non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. La presunta figura femminile che regge tra le mani un libro, a destra, non è ancora stata identificata, ma potrebbe essere il committente perciò un priore benedettino. Dietro alle figure una costruzione finemente decorata, mentre il pavimento è a grandi piastrelle colorate. Lo schema compositivo è classico, l’atmosfera è gentile ed estatica, ricorda molto lo stile di Raffaello. Il tema della presentazione e purificazione al tempio si festeggia liturgicamente  il 2 febbraio, in memoria del giorno in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. Il Vecchio testamento recitava: “Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue”. La cerimonia della purificazione si svolgeva così: giunta la donna al tempio il sacerdote di turno l’aspergeva con sangue e recitava su di essa alcune preghiere; quindi seguiva l’offerta stabilita per la purificazione e il pagamento dei cinque sicli per il riscatto del primogenito, che apparteneva a Dio. Memoria di questo rito si ritrova  nelle campagne di qualche decennio fa. Quaranta giorni dopo il parto, si andava alla chiesa, il prete con preghiere porgeva una candela, solo dopo le donne potevano entrare in chiesa. Durante la quarantena non si dovevano fare lavori pesanti e c’erano divieti nel cibo. L’incontro del Bambino con il vecchio Simeone esprime simbolicamente il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento. La festa liturgica, un tempo, per decreto di Giustiniano, era giorno festivo in tutto l’impero d’Oriente, successivamente lo divenne anche in Occidente. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone:“I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti”. Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della “candelora”. Questa festa fu istituita forse in opposizione ai Lupercalia dei Romani, evento che era col tempo divenuto sfrenato  e immorale. La candelora è legata verosimilmente anche alla festa celtica di Imbolc che prevedeva alle prime avvisaglie della primavera di festeggiare il ritorno della luce con grandi fuochi, lumini e candele.
immagine: Presentazione al Tempio del Francia

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 09/02/2015