Il capro espiatorio della miseria? Un serpente

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Nel ricco folklore della Romagna, soprattutto nelle campagne di un tempo, fra  i Mazapegul, i  Calcarel, i draghi, i mostri e i serpenti c’è un animale fantastico chiamato béssa latôna ( la biscia lattona  o il serpente lattaro) essa doveva il suo nome all’abitudine di nutrirsi solo di latte. Un tempo si trovava nelle campagne, dove la si vedeva spesso succhiare il latte dalle mammelle delle mucche. Mentre di notte, narra la leggenda, si nascondeva sulle travi poi scendeva per nutrirsi di latte sottraendolo al neonato. Ai primi vagiti del bimbo, approfittando dello stato di dormiveglia nel quale la madre si apprestava a porgere il seno al bambino, la biscia maledetta  sostituiva con la propria bocca quella del neonato, mettendo in bocca all’infante l’estremità della sua coda per farlo tacere. Il nascituro così deperiva di giorno in giorno, fino a morire lasciando la madre affranta. Esiste un serpente chiamato Cervone, molto frequente in Italia, oggi è protetto in quanto sta scomparendo, vive  nei pressi  di boschi, radi e soleggiati, a vegetazione sparsa,  nei muretti a secco e negli edifici abbandonati. È il più lungo serpente italiano ed uno tra i più lunghi d’Europa. La sua lunghezza può variare dagli 80 ai 240 cm. È di colore bruno-giallastro con barre  scure. Si nutre di topi, uccelli, lucertole  e uova, è un terricolo ma è un buon nuotatore e un agile arrampicatore, aiutandosi con la coda prensile. Può vivere oltre vent’anni. La credenza popolare voleva che fosse attirato dal latte delle vacche e delle capre al pascolo, e che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali, o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti è perciò chiamato anche serpente del latte o lattaro. Così ecco decifrata la leggenda, i contadini romagnoli conoscevano certamente le caratteristiche di questo serpente: sempre affamato e in grado di arrampicarsi sulle travi  il quale diveniva il capro espiatorio delle loro condizioni miserevoli. Con chi dovevano prendersela se le loro donne erano malnutrite e perciò col latte scarso e povero di nessuna sostanza per i loro figli, i quali già denutriti in fasce, morivano in tanti. Con chi dovevano prendersela i contadini? Col padrone? (Allora si chiamava così, non datore di lavoro o principale) Avrebbero perso anche quel poco che avevano, la béssa latôna invece non avrebbe protestato.

immagine: il serpente Cervone

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 08/12/2014