Il ballo angelico di Maiolo che distrusse il paese

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Fino al 1700, Maiolo, paese dell’entroterra di Rimini, fu popoloso e fiorente, con una poderosa rocca che sovrastava tutta la valle del Marecchia, era una delle roccaforti più difficili da espugnare dell’intera zona riminese e del Montefeltro. Il 28 maggio del 1700 si abbatté sul paese un diluvio che durò quaranta ore ininterrotte, una frana spazzò via il paese. Forse per dare una “motivazione” a qualcosa di terribile e inaspettato nacque la leggenda  del “ballo angelico”; era chiamato così perché  i partecipanti se ne stavano nudi e crudi, senza vergogna e pudore, con la stessa ingenuità degli angeli. Questa pratica si svolgeva nelle stanze del castello e vi partecipavano giovani e vecchi, maschi e femmine, consumando la notte fra canti e risa. Una notte durante una di queste feste danzanti, apparve ai presenti un angelo che ammonì i partecipanti di smetterla altrimenti sarebbe accaduta una catastrofe. Alcuni abitanti non cessarono l’attività e così si scatenò l’ira divina, un fulmine spaccò il monte distruggendo la rocca e il borgo coi suoi abitanti. Forse la leggenda nasconde un pizzico di verità, magari a Maiolo  si sarà praticato un nudismo ante litteram che poi con la frana è diventato capro espiatorio. Il nuovo paese di Maiolo  ha mutuato il nome dall’antico borgo distrutto. Oggi Maiolo conserva, le sue vecchie case contadine, le piazzette  e la bellezza del suo panorama che spazia dall’Alpe della Luna al mare Adriatico. La città è famosa soprattutto per il suo caratteristico pane, prodotto con farine locali e con metodi tradizionali, al quale viene dedicata a fine giugno una fiera: la Festa del Pane, per l’occasione è visitabile il Museo del pane, percorso itinerante fra i numerosi forni che si conservano. Il Museo del Pane è stato definito dall’Unione Europea zona  “BioItaly” ( ‘progetto del Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell’Ambiente che con il supporto delle Regioni, delle istituzioni scientifiche, delle associazioni ambientaliste e dell’ENEA è partito alla ricerca delle ultime isole di natura dove salvare i naufraghi di un pianeta che un tempo conciliava presenza umana e diversità della natura’) per la sua valenza floristica, i suoi campi di grano e, soprattutto per i suoi numerosi forni, più di 50, considerati una preziosa testimonianza di civiltà, una tradizione che fortunatamente si è salvaguardata .

immagine: Maiolo

articolo già pubblicato sul quotidiano “La voce di Romagna” il giorno 15 settembre 2014