Giani: tracce forlivesi

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Felice Giani è uno dei più grandi artisti del Neoclassicismo, la sua arte si trova un po’ in tutto il mondo, ad esempio il National Design Museum di New York conserva più di 1000 suoi disegni, provenienti dalla collezione di Giovanni Piancastelli di Castel Bolognese. Lavorò un po’ per tutta Italia, pure in Francia, in particolare a Faenza, ma anche in tutta la Romagna. Palazzo Guarini-Torelli sorge in Corso Garibaldi a Forlì.  E’un’elegante costruzione cinquecentesca, forse disegnata da Michelangelo Buonarroti. Nelle sale del piano nobile, vi sono arredi barocchi del Settecento e decorazioni neoclassiche, tra cui alcune tempere del Giani. Sempre in Corso Garibaldi vi è Palazzo Gaddi, uno dei palazzi nobiliari più importanti della città. Nel Settecento i Gaddi lo trasformarono in una sontuosa dimora barocca. La facciata, imponente ma spoglia, contrasta con la ricchezza di stucchi, affreschi e decorazioni dell’interno. I soffitti di alcune sale sono stati dipinti  dal Giani; l’artista non lavorava ad affresco ma a tempera su muro; una tecnica meno costosa, più veloce e con colori più brillanti. Palazzo Gaddi ospita due musei: il Museo del Risorgimento e il Museo della Musica e del Teatro. Sempre a Forlì, il Palazzo Comunale che occupa tutto un lato di Piazza Saffi, venne edificato nell’XI secolo, fu sede degli uffici del dazio e di un corpo di guardia, poi nel 1360 vi si insediò il cardinale Albornoz che lo ricostruì completamente. Alla fine del Quattrocento, fu residenza di Girolamo Riario e Caterina Sforza, e ospitò papi e reali. Dal 1757 al 1765 vi lavorò Antonio Galli Bibiena, architetto, scenografo e pittore della celebre famiglia dei Bibiena attiva in campo artistico per oltre 150 anni prima a livello locale e poi su scala europea; gli attuali uffici del Sindaco conservano tempere di Felice Giani. L’artista lavorò anche per il ricco forlivese Domenico Manzoni; e nel Palazzo del Capitano, a Terra del Sole,   decorò parte dei soffitti. Palazzo Sirotti Gaudenzi è a Cesena, nella contrada Chiaramonti. La sobria facciata neoclassica ha i bassorilievi di sei divinità (tra cui il fiume Savio, simbolo di Cesena). Gli interni sono decorati anche con tempere del Giani, tra cui “Edipo davanti alla grotta delle Eumenidi”, queste ultime sono le Erinni, le dee della vendetta che perseguitavano il colpevole, venivano chiamate Eumenidi diventando benevole, quando il reo si pentiva e si mondava della sua colpa. Nel salone principale era presente (oggi staccata per motivi di conservazione), la grande tela di Felice Giani “Partenza di Marco Attilio Regolo”, la figura  del console romano carismatica ed eroica, leggendaria la sua partenza per Cartagine dove subì varie torture tra cui il rotolamento da una collina dentro la botte irta di chiodi. Nel salone rosa si notano decorazioni in stile pompeiano, mentre nella galleria decorata da grottesche, vi era (oggi staccata)una     perla preziosa: la tela del Giani raffigurante “Putti in paesaggio classico. A Ravenna tra le numerose residenze della famiglia Rasponi, i signori che dominarono di fatto la città per centinaia di anni, nell’attuale Piazza Kennedy sorgono ben tre loro palazzi. Uno chiamato “dalle Teste” perché teste di moro bendato e di leone decorano le finestre, insieme a zampe di leone unghiate e incrociate: i “rasponi”. Un altro è palazzo Rasponi Murat, infine un altro Palazzo Rasponi, le cui sale ospitano le tele di Felice Giani. Il Teatro Comunale di Imola è intitolato alla cantante lirica Ebe Stignani, è stato ricavato da una chiesa trecentesca e  le decorazioni pittoriche sono di Felice Giani. Per sovvenzionare la costruzione vennero venduti i palchi ai notabili cittadini, infatti inizialmente fu chiamato:“Teatro dei Signori associati”. Castel Bolognese vanta un olio su tela del Giani:“San Petronio” nell’omonima chiesa. Felice Giani a Rimini: “Paolo Malatesta e Francesca da Polenta sorpresi da Gianciotto”, conservato al Fondo Piancastelli di Forlì, “Dante e Virgilio con le ombre di Paolo e Francesca”, si trova  all’Archiginnasio di Bologna, senza contare che il suo più stretto collaboratore fu Antonio Trentanove il quale era di Rimini.

 

immagine: ritratto di Felice  Giani

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 03/08/2015