Domenico Manzoni: un delitto senza colpevoli

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Domenico Manzoni, patriota, amante dell’arte o maneggione, nasce a Faenza nel 1775. E’ un acceso giacobino, è caratterizzato da intransigenza nella difesa dei valori repubblicani, tanto da essere condannato in contumacia al ritorno degli austriaci papalini, dopo l’intermezzo della Rivoluzione francese. Si rifugia a Forlì dove ottiene alte cariche, è affiliato alla Loggia massonica Reale Augusta e prosegue la sua attività di carbonaro nei primi tempi della restaurazione. Poi si arricchisce col commercio di granaglie e con speculazioni bancarie, accumula un enorme patrimonio. Non è amato dal popolo che lo incolpa di affamarlo aumentando il prezzo delle derrate alimentari né dagli amici cospiratori, che ha abbandonato, che lo accusano di spionaggio. Il 26 maggio del 1817, mentre si sta recando a teatro, viene pugnalato al ventre; muore dopo due giorni. I sospetti ricadono sulla carboneria forlivese ma il delitto resterà impunito.  Manzoni  sarebbe stato vittima di un regolamento di conti interno al mondo della carboneria, rivalità fra le varie logge o forse perché fece i nomi di qualche carbonaro in cambio di privilegi da parte del governo. Nel 1824 un delatore confida alla polizia che Manzoni è stato ucciso dai carbonari Vincenzo Rossi e Pietro Lanfranchi. Il Manzoni commissionò ad Antonio Canova la statua: “Danzatrice col dito al mento” opera che arriva alla famiglia solo dopo la sua morte. La vedova la vende ad un principe russo e poi se ne perdono le tracce. Per capire cosa si è perso è bene immaginarsi la Danzatrice di Canova di Torino nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, la fanciulla di marmo ha il capo reclinato, sorretto dall’indice, i capelli raccolti, le vesti lievemente trasparenti e mosse, la giovane ha l’altra mano appoggiata al fianco e al braccio una coroncina di fiori marmorei. Il sepolcro del banchiere sarà donato da Canova alla vedova, il fine e delicato capolavoro si trova nella chiesa della Santissima Trinità a Forlì, dove si conservano anche la tomba del famoso pittore Melozzo da Forlì e il reliquiario tardo cinquecentesco d’argento che contiene la testa di San Mercuriale. Se Manzoni sia stato un delatore o un uomo capace e nobile non si saprà mai, ma il suo nome sarà per sempre legato all’arte, sia perché il suo sepolcro è un capolavoro,  sia perché la “Danzatrice col dito al mento” è anche detta “Danzatrice Manzoni”.

immagine: Lastra tombale di Domenico Manzoni, Canova
articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 26/01/2015