Achillea e Amazone, c’è chi nasce gladiatrice anche se donna

A partire dagli anni Settanta le donne sono state ammesse nelle Forze Armate, degli eserciti occidentali, è sembrata una grande conquista, in realtà donne combattenti vi sono state anche nell’antichità: le gladiatrici. Se pensiamo al mito del gladiatore il pensiero corre al mondo maschile, un valoroso combattente che rischia la vita ogni volta che scende nell’arena, un divo amato dalle donne.

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Come per i campioni sportivi di oggi, è confermato dalle fonti, che le donne subivano il fascino di questi guerrieri.

Scritte sui muri di Pompei lo confermano.

“Lo struggimento e l’ammirazione delle ragazze”

“Tormento e spasimo delle spettatrici”

Sembra non essere credibile, invece, che il gladiatore perdente fosse generalmente ucciso per volontà del pubblico, perché un bravo gladiatore prevedeva un lungo e costoso allenamento e mantenimento, oltre a proprie doti fisiche.

Da cancellare poi la credenza che il mondo dei gladiatori fosse esclusivamente solo maschile.

Nell’antica Roma scendeva nell’arena anche il genere femminile.

Un dato di fatto confermato da documenti scritti e testimonianze archeologiche.

Certo le gladiatrici piacevano al pubblico, combattevano a seno nudo, senza armatura ed elmo.

Piacevano meno ai legislatori, che emanarono leggi per regolare l’esercizio delle duellanti.

Proibizioni sull’età delle donne libere, dovevano avere più di vent’anni, divieti per le donne di rango equestre o senatoriale ( i divieti valevano anche per gli uomini).

Questo fa pensare che le ricche signore di alto ceto, non disdicessero di scendere nell’arena.

Piacevano poco anche agli scrittori, che le disprezzavano perché perdevano la femminilità, diventando virili.  

Ieri, come oggi, ci sono donne “amazzoni”, che se la cavano egregiamente anche in campi considerati maschili… è una questione di attitudini, di aspettative o di sogni, che nulla ha a che fare col genere.

E veniamo ad Achillea, che fa pensare all’eroe  Achille, e Amazone, alle mitiche guerriere, certamente due pseudonimi.

Probabile che Achillea e Amazone  appartenessero a famiglie senatoriali e che abbiano combattuto per diletto.

Su queste due gladiatrici, ci è giunto un rilievo in marmo del II secolo d. C., rinvenuto nella città turca di Alicarnasso, custodito odiernamente al British Museum, di Londra. Le due donne hanno i gambali e le protezioni alle braccia, scudo e spada e niente altro.

I loro nomi sono incisi in greco sul marmo.

L’iscrizione spiega che le due combattenti hanno ricevuto la “missio” ovvero la sospensione del combattimento che decretava il pari valore delle due atlete. Il fatto che l’evento sia stato commemorato su un mezzo costoso e durevole come il marmo, presuppone che le due combattenti fossero assai conosciute e apprezzate.

                                                                                                                          Paola Tassinari