Il cibo nell’arte XXXIII parte

Il Novecento si apre con grandi mutamenti, con un alto sviluppo tecnologico e scientifico, che porta a un cambiamento anche sociale e culturale, le invenzioni come l’elettricità, la radio, la televisione, la penicillina, gli antibiotici, l’auto, l’aereo e molto altro, portano all’umanità l’idea che al progresso non ci sia mai fine, che la scienza potrà un giorno renderci immortali. Il pensiero scientifico guida e trasforma quello estetico, filosofico e letterario; gli artisti registrano in anticipo le idee che circolano, se una natura morta ottocentesca è simile a quella rinascimentale, la natura morta di Picasso sembra lontana da qualsiasi riferimento. Picasso e gli altri cubisti frantumano la realtà e la ricompongono attraverso la sovrapposizione di più vedute. Il Cubismo introduce nella pittura la quarta dimensione, il tempo e lo spazio, più si va veloci nello spazio e più si rallenta nel tempo e viceversa: Einstein ci ha reso quello che siamo oggi sempre di corsa con la sensazione errata di poter fermare il tempo.  

Pablo Picasso-Natura morta con pane e fruttiera- 1090-Kunstmuseum-Basilea

Anche il rapporto col cibo, anche la gastronomia cambia velocemente, dopo i primi grandi ristoranti d’eccellenza, a fine Ottocento nasce la Guida Michelin che seleziona sul territorio i ristoranti migliori segnalandoli con una stella, la Guida ovviamente esce in Francia, da un’idea dei due fratelli fondatori dell’omonima fabbrica di pneumatici, per invogliare gli automobilisti ad usare l’auto per turismo, per aumentare così la vendita di gomme per auto… l’auto è più della Nike di Samotracia, così dicevano i futuristi. Il Futurismo esalta la bellezza della tecnica, del movimento, apparentemente le loro opere sono simili a quelle Cubismo, ma lo scopo è diverso, i futuristi indagano il rapporto tra spazio e tempo… la velocità.

Georges Braque-Natura morta-1927- Philips Collection-Washington

Anche la cucina italiana è in fermento escono pubblicazioni con le ricette regionali, ma viene anche pubblicato da Tommaso Marinetti il ‘Manifesto della Cucina Futurista’, che a dir la verità servì più come provocazione, come idea rivoluzionaria, che gastronomia pratica e reale. I futuristi contestavano la tradizione culinaria in particolare la pastasciutta, propendevano per nuovi abbinamenti di sapori, per una cucina veloce, i nomi dei piatti erano fantasiosi e ispirati alla velocità e alla tecnica, un’attenzione particolare era per la presentazione del cibo che doveva essere come un’opera d’arte, inoltre osannavano la chimica perché creasse cibo e vitamine in pillole in modo di velocizzare i pasti.

Gino Severini- Grande natura morta con la zucca-1917- Pinacoteca di Brera

La cucina futurista fallì, fu stroncata da numerose critiche negative… a posteriori possiamo dire che la cucina futurista era solo in anticipo sui tempi, si pensi ad oggi, a tutti quegli integratori che prendiamo o alla Nouvelle Cuisine che si affermò sempre nella solita Francia e che è per l’adozione delle più moderne tecniche, per la riduzione dei tempi di preparazione e di cottura, per nuove ricette fantasiose, per la sperimentazione di nuovi ingredienti e di nuovi accostamenti e per una presentazione decorativa e artistica.

Gino Severini-Natura morta con bottiglia di vino, brocca e pere-1920- Collezione privata

Negli Anni Venti per gli artisti ci fu un ritorno all’ordine, un rinnovato interesse per la tradizione segnato in Italia dall’avvento del fascismo: confrontando due nature morte di Gino Severini, una del 1917, ‘Grande natura morta con la zucca’ in cui Severini è nel periodo del Cubismo sintetico, una realizzata nel 1920 ‘Natura morta con bottiglia di vino, brocca e pere’ si può comprendere l’incertezza ideologica del tempo e i relativi cambiamenti veloci. (Continua)

Il cibo nell’arte XXXII parte

All’inizio dell’Ottocento pochi si rimpinzavano, circa il 20%, con varietà di cibo, mentre il resto si riempiva la pancia con minestroni, cereali e soprattutto in certe zone solo con la polenta, si diffuse così la pellagra una malattia che causava dermatite, diarrea e demenza e che era la conseguenza del cibarsi solo di polenta.

Luigi Monteverde- Natura morta con biscotti

Diventa invece usuale la frutta e il dolce, grazie anche all’introduzione della barbabietola da zucchero, per i ricchi e gli agiati non c’erano problemi consumavano cioccolata e i nuovi prodotti dolciari che i pasticceri francesi avevano creato come ad esempio il savarin una specie di pan di spagna imbevuto di liquore, simile al babà, una ciambella rotonda col buco riempito con crema chantilly frutta fresca oppure i fondant, caramelle candite o marron glacé e poi si creò il primo stampo rotondo per torte e arrivò il pan di spagna e la famosa, tutt’oggi una garanzia di bontà, la Saint-Honoré.

Luigi Monteverde- Natura morta con uva e fiasco di vino

Luigi Monteverde (1843-1923) nacque a Lugano, è stato un pittore famoso per la sua tecnica ispirata alla fotografia, dotato di un meticoloso realismo; nella prima immagine ci offre una natura morta ricca di fondant, biscotti, dolci, liquori e frutta sciroppata, dandoci un’idea della pasticceria ottocentesca, nella seconda ci sbalordisce… fu chiamato il Raffaello dell’uva. 

Auguste Renoir-Natura morta con pesche- 1881- MET museum- New York

La frutta piace molto e i ceti agiati possono avere più varietà, il ceto povero si accontenta di quella stagionale, se abita nel Sud Italia avrà arance e limoni se al Nord pesche, mele, pere, uva… la frutta trionfa nelle nature morte degli impressionisti e dei post-impressionisti.

Paul Gauguin-Natura morta con pesche-1889-Fogg Museum-Cambridge-USA

Una carrellata di immagini in cui per Renoir e per Gauguin conta il rinfrangersi della luce, con rapide pennellate di colore vivo, evitando di mescolarlo ma accostando i toni vivaci l’uno accanto all’altro, rendono la rotondità dei frutti con l’intensità del colore. In queste nature morte Gauguin è ancora vicino all’impressionismo tuttavia già si nota il suo senso innato di libertà nell’uso del colore e la solidità delle forme.

Paul Gauguin- Natura morta con arance- 1881

Diversamente da Gauguin che usa principalmente il colore, Paul Cézanne, altro grande post-impressionista che influenzerà il cubismo, cerca di geometrizzare le forme, Cezanne è convinto che ogni oggetto corrisponda a una forma geometrica… si parte da un cono, da un cilindro o da una sfera.

 

Paul Cézanne-Natura morta con mele e arance-1895-Musée d’Orsay, Parigi

William Joseph McCloskey (1859-1941) è un pittore americano noto per il suo realismo, si potrebbe definire copiando il soprannome di Luigi Monteverde, il Raffaello delle arance, l’artista dipinge le arance dandoci quasi la sensazione di toccare la loro buccia granulosa, il piano è poi talmente lucido che i frutti vi si specchiano inoltre si diverte a mostrare la sua bravura nelle increspature della carta. 

William J. McCloskey-Arance incartate-1889- Amon Carter Museum of American Art

La carta gli serviva come espediente per dare più volume e realismo mentre io pensavo che ritraesse le arance così incartate come le comprava, questo perché, un tempo e sino a non molti anni fa, le arance erano vendute confezionate, si utilizzavano dei fogli quadrati di carta velina allegramente decorati che avvolgevano le arance per proteggerle durante la spedizione nei mercati.  (Continua)